pace 3016-996/6
Tutti noi adulti siamo anche genitori.
Due cose lasceremo ai nostri figli: questa terra e questa società.
Come gliele vogliamo lasciare?
Care amiche e Cari amici,
propongo alla vostra riflessione il seguente testo perché, stante la non-volontà dei Governi che hanno il potere e il dovere di affrontare e risolvere la situazione del popolo Palestinese, la richiesta di riconoscere ad ogni palestinese l’accesso ai diritti universali umani è la via maestra, forse la sola via per ora, per ricostruire la dignità del popolo palestinese e una nuova relazione con i popoli che vivono vicino ad esso.
Varese 10.12.2020
1948-2018
Anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani
ma anche
Anniversario della nascita di Israele
ma anche
Anniversario della Nakba
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Mera coincidenza cronologica? NO
La Dichiarazione è scritta nell’immediato dopoguerra con l’intento di creare un mondo più giusto e di impedire altre guerre; Israele nasce nell’immediato dopoguerra anche sfruttando l’orrore dell’Olocausto per realizzare il disegno sionista di fine ‘800; la Nakba ( Catastrofe) è lo strumento che consente, con i suoi 750.000 palestinesi espulsi da case e terreni, la nascita dello Stato.
La nascita contemporanea della Dichiarazione e di Israele realizza un paradosso perché Israele è lo Stato che viola tutti gli articoli della Dichiarazione sin dalla sua nascita e ancora di più oggi.
La Nakba continua nel complice silenzio della comunità internazionale.
Nel Preambolo della Dichiarazione si richiamano quelle Nazioni Unite le cui risoluzioni sono continuamente disattese da Israele ( 181, 194, 242, e, da ultimo, la 2334 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del dicembre 2016).
Gli artt.1 e 2 sanciscono l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani; con la Basic law del luglio di quest’anno Israele ha sancito la superiorità della popolazione ebraica sulle altre e l’esclusività di Israele come Stato ebraico.
L’art.3 sancisce il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona; Israele uccide persone inermi, imprigiona ed espelle.
L’art.5 vieta trattamenti crudeli e degradanti; Israele pratica regolarmente la tortura ( vedi rapporti Amnesty International e B’Tselem).
L’art.7 sancisce l’uguaglianza avanti alla legge; i palestinesi dei Territori Occupati, diversamente dai coloni ebrei, sono sottoposti a ordini militari e processati da tribunali militari, inclusi i minori ( unico Paese al mondo).
L’art.9 vieta l’arresto arbitrario; Israele applica la detenzione amministrativa, cioè una incarcerazione senza capo di accusa e senza limite di durata.
L’art.10 impone una pubblica ed equa udienza nei processi; i processi in Israele sono farse, così definiti dalle stesse organizzazioni umanitarie israeliane come B’Tselem.
L’art.11 ribadisce la presunzione di innocenza; in Israele si estorcono le confessioni con la tortura e la mancata confessione comporta una pena altissima.
L’art.13 sancisce la libertà di movimento e di residenza; nei territori Occupati ci sono oltre 500 check points, le by pass roads sono vietate ai palestinesi, il Muro di separazione impedisce l’accesso a campi e scuole, i palestinesi di Gerusalemme sono residenti provvisori.
L’art. 13 sancisce anche il diritto al ritorno nel proprio Paese; i palestinesi della diaspora non possono tornare.
L’art. 17 sancisce il diritto alla proprietà privata; Israele distrugge le case palestinesi, nega il diritto di costruire, devasta i campi coltivati, estirpa gli olivi.
L’art.21 sancisce il diritto di partecipare alla vita pubblica in condizioni di uguaglianza; i palestinesi con cittadinanza israeliana sono discriminati rispetto agli ebrei israeliani.
L’art.23 sancisce il diritto al lavoro; i palestinesi di Gaza vengono uccisi mentre pescano o lavorano nei campi.
L’art. 25 sancisce il diritto a un tenore di vita dignitoso; l’assedio di Gaza ha reso la Striscia invivibile.
L’art. 26 sancisce il diritto all’istruzione; le scuole e gli studenti sono sempre stati bersaglio privilegiato sin dalla prima Intifada: scuole chiuse o distrutte, studenti e insegnanti fermati ai check points; la Nakba e la storia palestinese sono estromesse dai programmi di studio israeliani.
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Come si difende Israele? “ Non siamo il solo Stato a violare la Dichiarazione dei diritti umani e le risoluzioni ONU eppure il Consiglio dei diritti umani dell’ONU si occupa solo di noi”. Non sembra proprio una difesa valida per uno Stato che pretende di essere l’unica democrazia del Medio Oriente e di avere l’esercito più etico del mondo. Se il Consiglio dei diritti umani si occupa molto di Israele dipende solo dal fatto che nessuno altro Stato viola così platealmente i diritti basilari di un intero popolo.
Non si lamenti, però, Israele: può fare affidamento sulla inerzia, sulla passività e quindi sulla complicità della comunità internazionale. La sua impunità sta al sicuro.
La Dichiarazione universale dei diritti umani riguarda altri.
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Dicembre 2018 Ugo Giannangeli