milleanni non è mai

Lettera al Presidente della Repubblica

Tutti noi adulti siamo anche genitori.

Due cose lasceremo ai nostri figli: questa terra e questa società.

Come gliele vogliamo lasciare?

Pace3016-994/10

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Al Signor Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella – Roma 21/09/2022

Per costruire la pace in Europa e nel mondo

1. “Per un’Europa libera e unita”. Ripartire da Ventotene“.

Apparteniamo al genere che si sforza di uscire dalle tenebre verso la luce”.
Questa citazione di Goethe apre il capitolo “Gli Stati Uniti d’Europa e le varie tendenze politiche” del Manifesto scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi negli anni 1941-1942, dalla segregazione del confino di Ventotene.
Il testo così prosegue: ”Quale sia il male profondo che mina la società europea, è evidentissimo ormai per tutti: è la guerra totale moderna, preparata e condotta mediante l’impiego di tutte le energie sociali esistenti nei singoli paesi. Quando divampa distrugge uomini e ricchezze; quando cova sotto le ceneri opprime come un incubo logorante qualsiasi altra attività”.
Così sta vivendo la maggioranza della popolazione – italiana e non solo – oppressa dall’incubo della terza guerra mondiale, già in atto sebbene non dichiarata, scoppiata da quando l’ingiustificabile aggressione militare dell’Ucraina, da parte della Russia, ha innestato una spirale tra guerra
guerreggiata, sanzioni economiche, propaganda bellicista da entrambi i fronti, invio di armi allo Stato aggredito e innalzamento del livello dello scontro.

2. Le speranze della ripresa dopo la pandemia.

Veniamo da due anni in cui il coronavirus ha portato morte, privazione della libertà, povertà e misure coercitive di distanziamento sociale. Per la prima volta, nel 2020 l’UE aveva deciso di creare un grande fondo chiamato “Next Generation EU” (NGEU) di 750 miliardi di euro per sostenere la ripresa
economica, finanziandolo con debito comune emesso dall’UE, benché sostenuto da garanzie degli Stati membri. Nel dicembre 2021 la Commissione Europea ha addirittura approvato un piano d’azione per aiutare l’economia sociale europea a prosperare con il “Social Economy Action Plan”, per sfruttare il potenziale economico e di creazione di posti di lavoro del cosiddetto “terzo settore”, oltre alle iniziative per la governance dei dati, che dovrebbero essere visti come un bene comune da tutelare e valorizzare. Ha fatto promesse a lungo termine sulle questioni cruciali per la vita delle persone: quella climatico ambientale, quella delle disuguaglianze, quella di una “democrazia sotto assedio” schiacciata dalle oligarchie globali. Anche la pandemia ha confermato, insomma, una UE a trazione eminentemente economica, carente sul piano dell’identità politica condivisa e dello slancio ideale tracciato dalle radici fondative, piantate a Ventotene.

3. Dalla pandemia alla guerra.

Poi, come avessimo perso la memoria delle guerre passate e senza soluzione di continuità, un nuovo irredentismo nazionalista e imperialismi contrapposti ci hanno proiettato verso una guerra che ha l’Ucraina come campo di battaglia. I fattori scatenanti vanno rintracciati nelle politiche di riarmo, nell’inadeguatezza delle iniziative diplomatiche, nell’allargamento della NATO da un lato e dell’influenza dei BRICs su altri Stati dall’altro e nel conseguente progressivo innalzamento di una nuova cortina di ferro.
Risuonano profetiche certe parole della filosofa cristiana Simone Weil, che evocano uno spirito di potenza non sopito: “…i romani hanno conquistato il mondo con la convinzione di essere una razza superiore, nata per comandare. Hanno saputo manipolare a piacimento i sentimenti umani, lodavano la propria buona fede con una convinzione contagiosa, e mettevano una cura estrema nel dare l’impressione di difendersi e non di attaccare, di rispettare i trattati e le convenzioni salvo quando potevano colpire impunemente e talvolta persino in quei casi”. (“Sulla Germania totalitaria”, Adelphi, Milano 2007, pp. 219-221).
L’establishment europeo è passato dalle grisaglie al verde militare: finanzia il riarmo, distoglie risorse a favore di nuovi investimenti infrastrutturali per le fonti fossili, non agisce per fermare la speculazione sulle fonti energetiche, imponendo una tassa inflazionistica duratura. Il costo dei ritardi decennali nella transizione alle energie rinnovabili – ritardi colpevolmente imputabili alla tessitura di relazioni internazionali a baricentro ancora una volta di tipo economico-mercantile e senza visione politica – ricade e ricadrà sui cittadini già tartassati. E ci ha già preparati al rialzo dei tassi d’interesse, alla crisi alimentare, alla crisi sanitaria, alla crisi idrica, alla sospensione delle forniture del gas e a una nuova recessione, quindi a un’economia di guerra.

4. Le promesse tradite dell’Europa.

Il problema è che la politica europea non ha alcuna autonomia dall’economia, dai mercati, che la dominano e, di conseguenza, hanno lasciato il passo alla guerra. La preminenza dell’economia sulla politica ha unito le monete, i sistemi bancari, ha liberato la circolazione dei capitali e i paradisi fiscali ma ha punito i suoi cittadini con l’inferno della precarietà, con lo smantellamento del welfare state, creando milioni di lavoratori poveri, di giovani che non studiano e non lavorano, di neocolonialismi, di fili spinati e di esternalizzazione delle frontiere, con le carceri in Libia e in Turchia. Persino di fronte a una pandemia mondiale ha protetto il suo ordine mercatista. Questa preminenza ha significato, ad esempio, negare la sospensione dei brevetti sui vaccini a milioni di abitanti dei Paesi in via di sviluppo, oppure legare l’approvvigionamento di presidi sanitari essenziali (mascherine, apparecchi per la ventilazione forzata, ecc.) a logiche di mercato, invece che a un sollecito intervento dello Stato, nello spirito dell’articolo 43 della Costituzione.

5. Il problema democratico dell’Europa.

L’Europa soffre da sempre di un grave deficit democratico. Il processo di costituzionalizzazione, avviato a Nizza nel 2000 con la Carta dei diritti fondamentali e concluso a Roma nel 2004 con il “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa”, si è bruscamente interrotto. Il Parlamento europeo, unico organismo eletto democraticamente dai cittadini, continua a svolgere un mero ruolo consultivo, mentre la Commissione europea decide sulla base delle maggioranze che si formano nel Consiglio Europeo. La Commissione europea, quindi, risponde ai governi nazionali e non ai cittadini. La Conferenza sul futuro dell’Europa, conclusa il 9 maggio 2022, ha appena iniziato a riprendere il tema della democratizzazione dell’Unione, ma troppo timidamente, prevedendo una Convenzione per una nuova Europa, in tempi lentissimi e per una revisione ancora insufficiente dei Trattati. Si parla inoltre di arrivare a una Difesa comune europea, pur in assenza di un’unione politica europea, legittimata democraticamente. Simili proposte fanno nascere nei cittadini dubbi, timori e domande: “A chi risponderebbe un tale esercito?” o “Chi delibererebbe lo stato di guerra?”

6. Per una Costituzione democratica e di pace dell’Europa.

Egregio Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è ora che i popoli europei riprendano a tessere la trama di un futuro di pace, scevro dalla minaccia delle armi nucleari. Le chiediamo di farsi promotore di iniziative diplomatiche atte a rimettere al centro di una nuova Europa l’obiettivo di una Carta dei diritti fondamentali, che impegni i vertici istituzionali ad assicurare ai cittadini prospettive pacifiche fondate sul bene comune, sull’uguaglianza sostanziale, sulla fratellanza, sulla libertà e sulla democrazia.
Dobbiamo far valere il ruolo dell’Italia come popolo di pace e di solidarietà e istituire un Ministero della Pace, in coerenza con l’art. 11 della Costituzione che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Dobbiamo dare una Costituzione all’Europa, che poggi sulla pace, sulla cura della Terra, sul rapporto con la natura, sulla solidarietà, sul superamento delle disuguaglianze e dei privilegi e che sia faro di giustizia sociale e ambientale.

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