Letture civili

Art.11 Che fare?

Tutti noi adulti siamo anche genitori.

Due cose lasceremo ai nostri figli: questa terra e questa società.

Come gliele vogliamo lasciare?

Lc 24

Art.11 – Che fare?

Care amiche e Cari amici,

Vi presento questi miei appunti per una riflessione sull’articolo 11 della nostra Costituzione. Non è stato facile per me elaborarli; provateci anche voi. Vi auguro un miglior successo!

Art.11: L’Italia ripudia la guerra

Partiamo dal testo vigente che è ben scritto ma praticato male, anzi è contraddetto nella pratica. Facciamo un esempio. Supponiamo che il sig. Rossi detesti le immersioni subacquee; pensate voi che egli comprerà l’attrezzatura per le immersioni, che le ricompri per avere le ultime tecnologie, che frequenterà piscine ed allenamenti, che pagherà la tessera del Club, ecc.? No! Egli non spreca i suoi soldi! Similmente al Sig. Rossi l’Italia ripudia la guerra; ma diversamente da lui l’Italia mantiene un esercito di professionisti volontari, possiede mezzi militari e armi per terra per mare e per cielo che sono i più potenti del mondo, partecipa alla alleanza militare più potente per vigilare sui nostri interessi in ogni luogo della terra, e vi interviene portando la guerra!

a)Coerenza. Secondo me occorre rendere coerente questo articolo adeguando la pratica all’enunciato; se no a che servono le Costituzioni? Gli elementi forti della contraddizione sono l’esercito e l’alleanza militare. Vediamo.

In teoria, se si può pensare che avere un esercito e ripudiare la guerra sia compatibile, poiché basterebbe mantenere l’impegno di non fare mai la guerra. Ma tutti sappiamo che ciò non è affidabile: chi ha le armi prima o poi le userà. E nel tempo che non le usa resta il loro effetto di deterrenza; e la deterrenza è guerra! Per l’alleanza militare invece non ci sono argomenti per supporla compatibile con il ripudio della guerra; l’occasione per fare la guerra può dipendere da molti fattori, non puoi supporre che dipenderà solo da te o che non capiterà mai! Chi fa una alleanza militare la fa contro qualcuno, è già in guerra. Né serve distinguere fra guerre per difesa o di aggressione. Sono guerre! Entrambe uccidono, usano le stesse armi, e devastano!

Quindi questo articolo andava compreso profondamente, cioè che ripudiare la guerra implicava ripudiare anche tutto ciò che rende possibile la guerra: esercito, armi, commerci, fabbriche, ecc. Solamente così si sarebbe giunti alla sua attuazione: cioè coerenza fra Costituzione e pratica! MA!

b) Potestà. Ma c’è stato e tutt’ora esiste un ostacolo che impedisce la coerenza. Dopo poco più di un anno dall’entrata in vigore la nostra Costituzione i Parlamentari hanno votato a maggioranza la partecipazione all’Alleanza Atlantica. Con questo atto il nostro parlamento e il governo hanno perduto la potestà sul nostro esercito, e di conseguenza sull’articolo 11. Da allora esso è stato gestito dalla NATO secondo le esigenze dell’Alleanza. Ovviamente, addio “ripudia la guerra”! In un anno l’articolo 11 non ha avuto tempo per essere compreso profondamente e attuato.

Ecco perché dico che l’articolo 11 è rimasto scritto, ma è rimasto dormiente. Esso testimonia l’aspirazione di tutti gli italiani, e bene hanno fatto i costituenti a scriverlo, ma sono rimasti impotenti perché non hanno potestà su di esso. Occorre un evento che restituisca loro la potestà sul nostro esercito e contemporaneamente sull’articolo 11: una votazione del parlamento che ponga fine alla partecipazione alla NATO.

[Una votazione con una maggioranza qualificata, come si dice, anzi io propongo adeguata all’importanza della scelta: scegliere una alleanza militare, contro qualcuno ovviamente, significa già scegliere la guerra, la più grave e inutile sofferenza di un popolo. Finchè anche un solo cittadino è contrario, tutti dovrebbero rifiutarla. Non c’è guerra che valga quanto la vita di una persona. Quindi propongo che ogni votazione per confermare la partecipazione alla NATO debba raggiungere almeno i quattro quinti più uno di voti favorevoli su tutti gli elettori parlamentari o cittadini (non dei soli votanti o presenti) per essere valida. Nessuno può permettersi di non sentirsi coinvolto dalla scelta fra guerra o non guerra].

Art.11: L’Italia ripudia la guerra
Testo vigente Dormiente dal 04.04.1949  Aggiornamento (graduale) Per il totale risveglio
  L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali;

   consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni;  

 promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Nelle relazioni con gli altri popoli l’Italia ripudia la guerra, le sanzioni economiche e la deterrenza.

  L’Italia non aderisce ad alleanze militari e non consente lo stanziamento di basi militari straniere sul suo territorio.

  L’Italia non mantiene un esercito, non produce e non commercia armi e mezzi militari adatti alla guerra.

L’Italia condanna il possesso di armi nucleari come strumento deterrente contro gli altri popoli e non consente lo stanziamento e il transito delle stesse, anche se non proprie, sul suo territorio.

Art.11 nuovo: L’Italia promuove la pace

Oppure, e sarebbe ancora più onorevole e adeguato alla situazione geopolitica odierna, dopo aver riacquisito la potestà sul nostro articolo 11, esso potrebbe essere sostituito da un nuovo testo compiendo così un passaggio culturale dal negativo al positivo, dal parlare di guerra o di non-guerra al parlare di pace. Secondo me tutte le Costituzioni delle nazioni aderenti all’ONU dovrebbero farlo. E’ sufficiente ispirarsi ad alcuni documenti elaborati dall’ONU, cui loro stesse hanno partecipato a emanarli. In essi il problema della pace è posto in maniera diretta; ora è loro impegno e dovere implementare ciò che è stato scritto con il loro contributo. Impegniamoci per la pace!

Qui ho riassunto alcuni suggerimenti tratti da alcuni documenti, ma certamente è possibile attingere da molti altri, partendo dall’art.28 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. I nostri costituenti non ne disponevano, ma noi sì!

L’Italia promuove la pace  
“Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati”. (art.28)

  L’Italia riconosce e rispetta l’autonomia politica degli altri popoli, le loro risorse economiche, la loro organizzazione sociale e i loro valori culturali.

L’Italia collabora alla costituzione di un ordinamento sovranazionale che assicuri, senza l’uso della violenza e delle armi, la giustizia e la pace fra le nazioni; partecipa alle organizzazioni internazionali finalizzate a tale scopo.  

Per conseguire e tutelare gli obbiettivi qui enunciati il governo della Repubblica istituisce:  
a) il Ministero per la pace e negli Enti politici locali gli Assessorati per la pace.  
b) percorsi di studi universitari in Italia affiliati all’Università della Pace dell’ONU in Costarica  

1.- Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo del 10.12.1948.

  • Art.28: “Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati”

2.- Patto internazionale sui diritti civili politici e sociali del 16.12.1966.

  • Art.1,c.1: Tutti i popoli hanno diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono il loro sviluppo economico, sociale e culturale.
  • Art.1,c.2: Per raggiungere i loro fini, tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale, fondata sul mutuo interesse, e dal diritto internazionale. In nessun caso un popolo può essere privato dei propri mezzi di sussistenza.

https://www.upeace.org/noticias/luniversita-della-pace-delle-nazioni-unite-eccellenze-a-servizio-della-pace-nel-mondo

3.- Risoluzione dell’Assemblea Generale ONU 39/11 del 12.12.1984

interviene per ribadire il mantenimento di una vita pacifica fra i popoli.

“Riconoscendo che il mantenimento di una vita pacifica per i popoli è sacro dovere di ogni Stato,

  1. Proclama solennemente che i popoli del nostro pianeta hanno un sacro diritto alla pace;
  2. Dichiara solennemente che la salvaguardia del diritto dei popoli alla pace e la promozione della sua realizzazione costituiscono obbligo fondamentale di ciascuno Stato;
  3. Sottolinea che per garantire l’esercizio del diritto dei popoli alla pace è necessario che le politiche degli Stati siano indirizzate all’eliminazione della guerra, in particolare della guerra nucleare, la rinuncia all’uso della forza nelle relazioni internazionali e la composizione delle controversie attraverso mezzi pacifici sulla base della Carta delle Nazioni Unite;
  4. Fa appello a tutti gli Stati e alle organizzazioni internazionali affinchè facciano tutto quanto è in loro potere per sostenere la realizzazione del diritto dei popoli alla pace attraverso l’adozione di misure adeguate sia a livello nazionale, sia a livello internazionale.

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Dichiarazione-sul-diritto-dei-popoli-alla-pace-1984/21#:~:text=Riconoscendo%20che%20il%20mantenimento%20di,2.

4.- ONU: Dichiarazione sul diritto alla pace del 19 dicembre 2016

Articolo 1. Ognuno ha il diritto di godere la pace in modo che tutti i diritti umani sono promossi e protetti e lo sviluppo è pienamente realizzato.

Articolo 2. Gli Stati- devono rispettare, implementare e promuovere l’eguaglianza e la no discriminazione, la giustizia e lo stato di diritto e garantire la libertà dalla paura e dal bisogno quali misure per costruire la pace dentro e fra le società.

Articolo 3. Gli Stati, le Nazioni Unite e le agenzie specializzate, in particolare l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura devono assumere appropriate misure sostenibili per implementare la presente Dichiarazione. Le organizzazioni internazionali, regionali e locali e la società civile sono incoraggiate a prestare supporto e assistenza nell’implementazione della presente Dichiarazione.

Articolo 4. Saranno promosse le istituzioni internazionali e nazionali di educazione per la pace al fine di rafforzare fra tutti gli esseri umani lo spirito di tolleranza, dialogo, cooperazione e solidarietà. Per questo scopo, l’Università per la Pace deve contribuire al grande compito universale di educare per la pace impegnandosi nell’insegnamento, nella ricerca, nella formazione postuniversitaria e nella disseminazione della conoscenza.

https://unipd-centrodirittiumani.it/it/strumenti_internazionali/Dichiarazione-sul-diritto-dei-popoli-alla-pace-1984/21#:~:text=Riconoscendo%20che%20il%20mantenimento%20di,2.

Per quanto riguarda i compiti del Ministero per la Pace vedi

La Campagna

Università per la Pace dell’ONU in Costarica

https://www.upeace.org/noticias/luniversita-della-pace-delle-nazioni-unite-eccellenze-a-servizio-della-pace-nel-mondo

Art.11 nuovo: L’Italia partecipa temporaneamente alla NATO

Infine, se non adottiamo le soluzioni precedenti, assumiamoci la responsabilità della situazione attuale, ma riportandola sotto il controllo periodico del Parlamento e dei cittadini.

La NATO ogni dieci anni definisce un muovo “Concetto strategico” (ultimo in luglio-agosto 2022 a Madrid) in cui descrive se stessa, gli obiettivi e i mezzi. Quindi è giusto che anche il Parlamento si pronunci su questi cambiamenti, a volte molto rilevanti. Discussione e votazione almeno ogni dieci anni. (vedi sopra)

Si tratta di una questione importante: le guerre sono sempre state un affare importante per i re, e grandi disgrazie per i cittadini. Possibile che le moderne democrazie non predispongano nelle loro Costituzioni uno strumento istituzionale per acquisire il consenso diretto dei cittadini intorno all’eventualità di una guerra, che è l’evento più disastroso che possa capitare a un popolo?

Qualcuno dirà che sono in contraddizione: prima invito ad abbandonare la NATO, poi alla fine a restarci consapevolmente. No,

il mio invito è solamente per la prima soluzione, solo essa ci porterà a divenire promotori di pace. In via subordinata, se fallisce la prima, si prenda coscienza della realtà: siamo e restiamo nella NATO, però gestendo la nostra partecipazione con interventi del Parlamento e dei cittadini, fino al momento che arriveremo anche per questa via a tornare nella potestà del nostro articolo 11. Non possiamo restare altro tempo senza affrontare il problema.

L’Italia partecipa temporaneamente alla NATO  
Il Parlamento delibera con maggioranza dei quattro quinti dei voti  che l’Italia affidi temporaneamente la sua difesa alla NATO, e partecipi alle attività dell’Alleanza secondo lo Statuto della stessa;

Ogni dieci anni almeno il Parlamento dibatte e vota, come sopra, se confermare la partecipazione all’Alleanza.

In qualunque momento:
– il Parlamento con analoga votazione può deliberare la conferma  della partecipazione all’Alleanza.
– i cittadini possono richiedere una consultazione, che acquisisca un consenso favorevole di quattro quinti degli elettori, per consentire la partecipazione all’Alleanza.

Prima di finire cito una frase dell’intervento di Piero Calamandrei in occasione del dibattito parlamentare sull’adesione alla NATO il 04.04.1949:

“Auguriamoci che, mentre la costituzione repubblicana attende ancora il suo compimento, la firma di questo Patto Atlantico non sia il primo colpo di piccone dato per smantellarla”.

Timore o profezia di Calamandrei? Da quel giorno (04.04.1949) il Parlamento non ha più discusso se le condizioni ritenute allora favorevoli alla partecipazione sussistono ancora. Secondo me, quella firma non è stata solo un colpo di piccone ma un cappio mortale. Ma di questo taciamo ora.

Per concludere, o per cominciare a riflettere e cercare soluzioni:

Cosa vogliamo lasciare ai nostri figli? la NATO o l’articolo 11?

Mario Cucchi

www.pace3016.com

Varese 20.11.2022

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