Letture civili

Lc 9 – Homo civicus

Tutti noi adulti siamo anche genitori!

Due cose lasceremo ai nostri figli: questa terra e questa società. Come gliele vogliamo lasciare?

 

Care amiche e cari amici,

eccomi di nuovo per suggerirvi qualche lettura.

Alcune considerazioni introduttive:

– Innanzi tutto mi piace ricordare Stéphane Hessel di cui nell’ultimo invio vi ho segnalato alcuni libricini-testamento. Egli ci ha lasciati! Ma ci ha trasmesso i suoi valori. Assumiamoci il compito di realizzarli; urgentemente!

– Momento storico in Italia: elezioni politiche! Avevo previsto che sarebbero state (non solo per il centro-sinistra, ma per la democrazia in Italia!) una grande occasione perduta (potete leggere nell’allegato una lettera che scrissi prima delle elezioni a un consigliere del PD di Varese)! Ma quello che è accaduto dopo le elezioni, fino al governo Letta, non lo avevo immaginato! Mi ha tremendamente scoraggiato! Un trauma! Solo per me?

– Nel frattempo (mentre accadevano queste tragedie) ho letto qualcosa di un autore che scrive con semplicità e che agisce con efficacia! Interpreto questo insieme di eventi come una coincidenza favorevole; c’è una via d’uscita! O meglio, una speranza per ricominciare, per prendere il cuore in mano e lanciarlo qualche passo avanti sul nostro sentiero! Coraggio!

– L’autore che vi suggerisco in questo momento è Andrea Segrè; credo che lo conosciate già, almeno di nome. Vi assicuro che leggere questi libretti è come spargere un buon balsamo sulle nostre ferite. Non basta ma aiuta! Una lettura semplice che aiuta ad affrontare il grande mondo (economico, politico, democratico) attraverso le nostre modeste e personali azioni.

– Vi segnalo anche un libro di Mario Calabresi che mi ha consigliato Andrea Civati (il consigliere di cui sopra); vedrete che il sottotitolo sembra essere perfetto in questo momento!

Buona lettura!

 

 

1.- ANDREA SEGRE’: Basta il giusto (quanto e quando). Lettera a uno studente sulla società della sufficienza. Manifesto per un nuovo civismo ecologico, etico, economico.

Ed. Altreconomia, 2011 (supplemento al n°132, novembre 2011 di “Altreconomia”).

 

Dal testo:

Spreco zero: è un obiettivo verso il quale tendere, ma che concretamente si può applicare a tutte le nostre attività, (impresa, evento, istituzione)che comportano in genere consumo di risorse, sotto forma di prodotto, materiali, acqua ed energia e la produzione di scarti, sotto forma di rifiuti solidi, emissioni e scarichi. (p.89)

– Vorrei dirtelo anche così’: dobbiamo arrivare a una società che si fondi sul principio di reciprocità, sulla gratuità, sulla riscoperta del dono, sul valore di relazione che deve essere più grande, più importante degli altri valori di uso e di scambio delle merci (fondamenti del mercato e del capitalismo), merci che devono tornare ad essere beni a lunga durata. Una società che limiti l’uso delle risorse, il dare per avere (egoismo, individualismo, edonismo) e il dare per dovere (assistenzialismo, carità pelosa). Una società che invece si fondi sull’essenzialità nell’essere e nell’avere e sulla generosità nel dare e nel darsi (relazione, condivisione, convivialità).

Ce la faremo ad arrivare a questa società?

Certo, secondo me. (p.93-94)

 

– Forse il mondo non è diviso in “chi ha” e “chi non ha”, ma fra una maggioranza “che non ha abbastanza” e una minoranza che “ha troppo” e le cui intenzioni sono quelle di avere e consumare sempre di più. (p.95)

– La scelta della sufficienza non può essere un ripiego, una scelta dovuta all’impossibilità di massimizzare gli output.

E’ un salto culturale non da poco. Che l’uomo deve fare riscoprendo la sua intelligenza ecologica. Cos’è, mi chiederai? E’ un’intelligenza che parla alla nostra capacità di adattarci alla nicchia ecologica in cui viviamo. “Ecologia” in questo caso sta per comprensione degli organismi e dei loro ecosistemi e “intelligenza” alla capacità di apprendere dell’esperienza e di imparare in modo efficace con il nostro ambiente. (p.96)

Praticare la sufficienza non è negativo, non è un sacrificio, non è un fare senza. Sapere che abbastanza è abbastanza significa avere sempre a sufficienza”. (p.99)

– L’Homo sufficiens dovrà essere anche Homo reciprocans, ovvero l’uomo, anzi le donne e gli uomini che attivano i principi e le relazioni di reciprocità. E questi “uomini nuovi” saranno capaci di convivere e promuovere una maggiore equità inglobando anche l’Homo sacer, il povero che, per carenza di risorse, è stato estromesso dal gioco in quanto consumatore difettoso o “avariato”, allora – effettivamente – la speranza che cambi qualcosa incomincia a diventare realtà. (p.99)

– Sì, abbiamo un disperato bisogno dell’Homo civicus e della sua capacità di promuovere relazioni sociali ed economiche civiche. E’ l’uomo che si batte attivamente per la tutela e la valorizzazione dei beni comuni, intesi nella loro accezione più ampia, ossia quella dei beni pubblici e della fiducia. L’uomo capace di andare oltre a ciò che si crede insuperabile:l’utilità individuale e l’autointeresse nel breve periodo,per costruire invece un’azione collettiva., equa, sostenibile e solidale nel lungo periodo. (p.100)

– Se l’economia di mercato mira al raggiungimento del bene totale, l’economia civica punta al bene comune. … il bene totale perseguito va inteso come sommatoria dei livelli di benessere individuali, … il bene comune è la produttoria dei singoli livelli di benessere. In altre parole i singoli livelli di benessere vengono moltiplicati tra loro in modo tale da concorrere in egual misura all’obiettivo finale: il bene comune.(p.101)

– E poi, mio caro studente, l’Homo civicus è anche l’uomo capace di applicare come valore giuridico, e non soltanto dichiaratorio, gli articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: ogni individuo ha diritto al cibo, all’acqua e anche a una cittadinanza (articolo 15). (p.101-102)

– La cittadinanza ha dell’uomo un’idea molto elevata: chiede agli uomini di saper governare se stessi, sottraendosi a due opposte derive, il totalitarismo che fa degli uomini dei sudditi, ed il mercato che fa degli uomini dei clienti. (p.102)

– A queste due forme di etero-direzione la cittadinanza contrappone la via di una comunità costruita a partire dalla libertà, un equilibrio delicato e prezioso fra diritti e doveri, attenzione e passione, emozione e progetti, ambizioni private e pubbliche virtù: l’Homo civicus, il cittadino attivo.

Ma dobbiamo fare un altro piccolo ma fondamentale salto: passare dalla cittadinanza attiva alla cittadinanza fattiva. (p.102)

 

2.- ANDREA SEGRE’: Economia a colori. Einaudi editore, 2012.

“Per uscire dalla crisi del capitalismo dobbiamo cambiare prospettiva e proporzioni, rimettere al centro l’ecologia. L’economia dovrà essere solo una piccola parte dell’eco-mondo, la nostra grande casa. Un’idea di società fondata sull’ecologia economica”. (in prima copertina)

Dal testo:

Sufficienza (insufficienza).

L’economia è servita, in principio, a colmare l’insufficienza di cibo, di acqua, di vestiti, di merci e di cose utili. Si è andati oltre però, arrivando velocemente al troppo, al di più, all’inutile grazie alla persistente applicazione del principio di efficienza allocativa e produttiva. Orientando cioè le proprie scelte in modo da massimizzare le risorse a disposizione del sistema, ma non ha funzionato del tutto.

Dobbiamo dunque abbandonare il principio di efficienza, almeno così come inteso dalle teorie economiche classiche e neoclassiche, e fare invece riferi9ento a un principio di “sufficienza”. Promuovere la sufficienza contro l’efficienza significa abbandonaste gli attuali principi di organizzazione delle attività economiche, che implicano il persistere dello sfruttamento delle risorse ambientali. Significa rifiutare il pragmatismo di coloro che le considerano date e ritengono intercambiabili il capitale umano e quello naturale.

E’ necessario destrutturare il sistema di pensiero secondo cui l’attitudine all’efficienza sarebbe una caratteristica innata della natura umana, per sfatare il mito dell’efficienza come “cosa buona a priori”. Per capire quali conseguenze produce l’utilizzo di questo principio nella vita quotidiana delle comunità e degli individui bisogna riportarlo nell’ambito del contesto storico in cui nasce e si sviluppa. Tale percorso è indispensabile al fine di riconoscere l’ambiguità del concetto di efficienza, così dominante nell’organizzazione delle società moderne.

Il termine sufficienza si riferisce invece a una nozione semplice e intuitiva: superata la quantità ritenuta ottimale di consumo di un bene, tale consumo diventa eccessivo. Affinchè tale concetto diventi principio occorre una struttura che permetta di riconoscere in ogni contesto quando abbastanza diventa troppo. Per regolare situazioni in cui individui o collettività rischiano di compromettere il benessere nel lungo periodo, diventa necessario creare una regola generale.

E la “logica della sufficienza”, teorizzata dell’economista delle risorse naturali Thomas Princen, indirizzata a coloro che hanno abbandonato i nostri dogmi trasformati ormai in luoghi comuni. Così è nata l’economia della sufficienza, mentre la nozione di sufficienza è diventata un principio di gestione delle risorse non più scarse ma, semplicemente, limitate.

Praticare la sufficienza non è negativo, non è un sacrificio, non è fare senza, non ci priva di nulla. Sapere che abbastanza è abbastanza significa avere sempre a sufficienza. Non implica una crescita negativa, non significa recessione, regressione, andare indietro. Invece, quando le risorse si stanno esaurendo, quando il sovraconsumo è veramente eccessivo, quando l’efficienza si dimostra del tutto insufficiente allora la sufficienza diventa un valore positivo, praticabile, necessario: così anche l’eco-efficienza diventa eco-sufficienza. La differenza può essere sottile, si tratta “solo” di definire il fine, e sostituire la nozione di limite a quella di scarsità e di abbondanza. Insomma, pensando che più non è uguale a meglio e che abbastanza non è mai troppo, l’homo sufficiens dimostra di aver sviluppato il gene dell’intelligenza ecologica. (p.76-78)

(Ri)vendere.

Esaurita la tavolozza dei colori, degli aggettivi, dei sostantivi si capisce però che al disegno manca qualcosa di fondamentale. Uno sfondo, un solvente un amalgama, insomma un qualcosa che “leghi” il tutto. Che cosa? La politica, la grande assente in questo affresco. Politica che è sempre più economica e meno civile. Che pensa a se stessa e non alla comunità. Che sa conservarsi ma non rinnovarsi. Che corre ai ripari, ma non sa prevenire. Che, immaginando un ideale di economia e società per il futuro, deve dare almeno una speranza, un orizzonte. Per uscire dalla crisi economica che trascina le altre deve riappropriarsi di almeno due elementi: la visione di un futuro diverso e una strategia di ampio respiro, dove i costi di medio periodo (sacrifici) saranno compensati nel lungo periodo dai benefici.

E allora, in attesa che venga la buona politica, l’economia a colori potrà fare qualcosa di buono. Vendere la speranza, come nella filastrocca di Gianni Rodari: “S’io avessi una botteguccia | Fatta d’una sola stanza | Vorrei mettermi a vendere | Sai cosa? La speranza. | “Speranza a buon mercato!” | Per un soldo ne darei | ad un solo cliente | quanto basta per sei”. Ma se non dovesse bastare per tutti, in particolare per “la povera gente che non ha da campare”, allora è facile, basta fare come nel mondo dei bambini: “Darei tutta la mia speranza | Senza farla pagare”.

La compreranno in molti, la useranno tutti, e nessuno potrà rubarla.

 

 

3.- ANDREA SEGRE’: Cucinare senza sprechi. Contro lo spreco alimentare: azioni e ricette. Ricettario a cura di Lorenza Pliteri. Ed. Ponte delle grazie, 2012.

 

Dal testo:

Ecco dunque cosa potremmo chiedere a chi amministra il nostro territorio:

1.- condividere e promuovere la campagna “Un anno contro lo spreco” per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore positivo del cibo e sui costi dello spreco alimentare dal punto di vista economico, ambientale e sociale, e sviluppare non contempo una cultura economica e civile improntata ai principi della sostenibilità e della solidarietà;

2.- rendere operative da subito alcune delle indicazioni contenute nella Risoluzione europea per contribuire concretamente all’obiettivo di dimezzare, entro il 2025, gli sprechi alimentari. In particolare alcune di queste si possono applicare, volendo, senza attendere regolamenti e direttive europee, ad esempio;

3.- sostenere a livello locale tutte le iniziative che recuperano i prodotti rimasti invenduti e scartati lungo l’intera catena agroalimentare per ridistribuirli gratuitamente alle categorie di cittadini al di sotto del reddito minimo. Fra gli altri esempi, Last Minute Market permette non solo di donare cibo agli indigenti ma anche di ridurre a monte i rifiuti alimentari;

4.- modificare le regole che disciplinano gli appalti pubblici per i servizi di ristorazione e di ospitalità alberghiera in modo da privilegiare in sedei di aggiudicazione, a parità di altre condizioni, le imprese che garantiscono la ridistribuzione gratuita a favore dei cittadini meno abbienti e che promuovano azioni concrete per la riduzione a monte degli sprechi accordando la preferenza ad alimenti prodotti il più vicino possibile al luogo di consumo;

5.- istituire programmi e cosi di educazione alimentare, di economia ed ecologia domestica per rendere il consumatore consapevole degli sprechi di cibo, acqua ed energia e dei loro impatti ambientali, economici, sociali e insegnare come rendere più sostenibile l’acquisto, la conservazione, la preparazione e lo smaltimento finale degli alimenti.

Inoltre, alle amministrazioni comunali dobbiamo chiedere di promuovere, a livello normativo nazionale, sensibilizzando le rappresentanze politiche di ordine superiore:

6.- l’obbligo delle vendite scontate: quando un prodotto è vicino alla scadenza oppure presenta un difetto, invece di gettarlo via o donarlo a chi ha bisogno va venduto al 50% o meno ancora. La vendita scontata ha un doppio effetto: contro lo spreco (meno rifiuti) ma anche contro la crisi, perché riduce il costo dell’alimentazione a parità di qualità degli alimenti;

7.- la semplificazione delle diciture nelle etichette degli alimenti per la scadenza: unica ma con due date, una che si riferisce alla scadenza commerciale si può vendere entro una certa data, l’altra che riguarda il consumo. In questo modo verrebbe garantita la sicurezza alimentare ma non lasceremmo sullo scaffale prodotti in via di scadenza;

8.- l’istituzione di un Osservatorio/Agenzia nazionale per la riduzione degli sprechi con l’obiettivo di minimizzare tutte le perdite e le inefficienze della filiera agroalimentare favorendo la relazione diretta fra produttori e consumatori e coinvolgendo tutti i soggetti interessati con l’obiettivo di rendere più eco-efficiente la logistica, il trasporto, la gestione delle scorte, gli imballaggi. Diversi Paesi europei si sono già dotati di questo strumento, l’Italia non ancora.

Infine dobbiamo chiedere che i nostri sindaci:

9.- adottino come orizzonte di lungo periodo lo “Spreco Zero” ovvero promuovano la riduzione progressiva degli sprechi mediante il controllo e la prevenzione di tutte le attività pubbliche e privaste che implichino la gestione di cibo, acqua, energia, rifiuti, mobilità, comunicazione (www.sprecozero.it);

10.- confrontino, condividano, valutino e mettano in rete le buone pratiche: tecnologie processi, progetti finalizzati a prevenire lo spreco alimentare e costituire una Rete di Comuni a Spreco Zero.

Last but not least c’è un undicesimo comandamento, che dovremmo applicare a tutti noi:

11.- cucinare tutti ma proprio tutti gli scarti degli alimenti, come nelle straordinarie ricette preparate da Lorenza Pliteri. E’ un ottimo punto di partenza. Provare per credere. (p.50)

 

4.- MARIO CALABRESI: La fortuna non esiste. Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi. Mondadori 2009.

Dal testo:

Michel: “La differenza tra un disastro e un’avventura è la tua attitudine”. (p.57)

Tammy: “La verità è che nella vita puoi scegliere di essere triste e sentirti triste o di essere felice ed esserlo davvero, sta a te scegliere. Ogni giorno”. (p.87)

 

Varese 14.05.2013                                                          Mario Cucchi / Nonno Nuvola

nonno.nuvola@gmail.com

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