Letture civili

Lc 21 – Finalmente dopodomani

Tutti noi adulti siamo anche genitori.

Due cose lasceremo ai nostri figli: questa terra e questa società.

Come gliele vogliamo lasciare?

 

 

Care Amiche e Cari Amici!

 

Jacques Attali rinnova il suo sguardo sui prossimi quindici anni, alla luce delle nuove conoscenze – accumulate nei domini della scienza, delle demografia, dell’ideologia, della geopolitica, dell’arte – sulle minacce e le promesse del mondo. Indagando in mille campi sui “segnali deboli” che preparano il futuro, Attali arriva a conclusioni sorprendenti su quel che ci attende e soprattutto su quel che potremmo fare. Perché, se è vero che molte nubi si addensano all’orizzonte, non mancano i mezzi per costruire un mondo migliore, per divenire se stessi, per evitare che la collera e la rabbia si trasformino in violenza planetaria, per sfuggire alle minacce climatiche, al terrorismo e al suicidio tecnologico. A condizione di comprendere che il modo migliore di riuscirci, di ritrovarci felici in un mondo rasserenato, è aiutare gli altri a divenire se stessi, a scegliere la propria vita, a sostituire l’egoismo suicida con un altruismo lucido.”

 

 

      Non avevo ancora letto nulla di J. Attali, ma questa sintetica recensione trovata sui siti internet mi ha incuriosito e ho comprato il libro. L’ho letto e mi è piaciuto veramente molto, e non resisto alla tentazione di consigliarvelo.       Tuttavia non mi è facile presentarvelo con parole mie, cioè tramite un’altra recensione o un commento personale, che sarebbe comunque limitato o di parte in base alle mie esperienze ed opinioni. Mi permetto solamente di anticiparvi alcuni concetti che ritengo siano fondamentali e costanti durante tutta l’argomentazione esposta dall’autore.

 

Il tempo, la vita, la morte, la libertà, l’altruismo, la solitudine, il divenire se stessi, la rabbia (da trasformare), la collera, il mercato, la democrazia, l’etica, la governance planetaria, l’agire, le future generazioni.

 

      Vi riporto quindi alcune citazioni tramite le quali spero vi sia possibile comprendere l’essenza del messaggio e spero, anche, che suscitino in voi il desiderio di leggere il testo intero.

      Segnalo infine che nel testo delle citazioni le evidenziazioni in grassetto sono mie, quelle in corsivo sono dell’autore.

 

 

  1. ATTALI

            Finalmente dopodomani

            Breve storia dei prossimi vent’anni

Salani – Ponte alle Grazie, 2017.

 

 

INTRODUZIONE

 

Se tra un secolo l’umanità non si sarà ancora suicidata, se ancora esisteranno delle civiltà, e soprattutto, degli storici interessati a studiare quello che sta capitando alle donne e agli uomini di oggi, allora si stupiranno di scoprire che nel 2017 non scoppiò nessuna rivoluzione per impedire la “Grande Catastrofe” che di lì a poco si sarebbe verificata. (p.9)

 

E così il mercato sta imprimendo con forza sempre maggiore la sua dittatura nel mondo, in assenza di una governance planetaria che lo costringa a rispettare lo stato di diritto. (p.11)

 

E’ questa la causa di tutti i mali del nostro tempo; e questa spiegazione scalza tutte le altre, in modo particolare quella tanto in voga tra gli economisti di oggi, che parla di una stagnazione economica secolare e di un secolo avviato al declino. (p.11)

 

In questi tempi così inquieti, è triste vedere che l’atteggiamento dei singoli individui, proprio come quello dei loro governi, è di tirare a campare, accrescendo oltre ogni ragionevolezza il loro debito nei confronti delle generazioni future, nella speranza che un fantomatico salvatore (economico, politico, ideologico o tecnologico) sorga un giorno dal nulla, rimborsi ogni cosa e recida questo nodo di contraddizioni. (p.12)

 

Se l’umanità non cambia la sua etica, se non lascia spazio a tutti quegli attori altruisti che ci sono nel mondo, a coloro che pensano alle generazioni future, e se questa umanità non permette che si instaurino le norme di diritto planetarie di cui questi attori hanno bisogno, allora essa dovrà, ancora una volta, attraversare una fase di esplosione distruttiva di cui ciò che viviamo oggi non è che una mera avvisaglia. (p.12)

 

Siamo entrati in un’economia della rabbia, in una società della violenza planetaria in cui chi non ha a disposizione la quantità oscena di ricchezze che solo un pugno di individui sul pianeta possiede soffoca di frustrazione; e si tratta della stragrande maggioranza delle persone. In un’epoca in cui il populismo imperversa ovunque, in Europa e negli Stati Uniti. Tutta questa rabbia potrebbe trasformarsi in collera ed esplodere in una guerra di tutti contro tutti. Però potrebbe anche essere orientata serenamente, invece, nel senso dello sviluppo di se stessi e della liberazione delle potenzialità di ognuno di noi, ovvero della possibilità di tirare fuori tutto il buono di questo mondo. (p.13)

 

E’ troppo tardi per far sì che il bene vinca? Io non lo credo. Ma senz’altro sarà troppo tardi nel 2030. (p.13)

 

Dobbiamo acquisire consapevolezza della realtà del mondo e dell’urgenza di diventare padroni della nostra vita. Non dobbiamo aspettarci che qualcuno ci venga a salvare, né individualmente né collettivamente, perché salvarsi da soli e salvare tutti sono ormai la stessa cosa.

E infine, fatta la diagnosi, si tratterà di agire, anche se è difficile, anche se i luoghi del potere non sono più così facili da individuare come prima. Bisognerà innanzitutto cominciare a dare peso alla propria vita, smettere di immaginarla come qualcosa di determinato dagli altri, di diventare consapevoli dell’unicità di questa vita e della sua brevità; capire che la nostra felicità dipende da come va il mondo e da come potrebbe andare. Da tutto ciò dovremo tirar fuori il coraggio per agire per noi stessi e per gli altri.

Perchè è dal divenire-se-stessi che dipenderà il divenire del mondo. (p.14)

 

 

 

1.- LA RABBIA

 

Se la storia ha un senso è perché è costituita da un duplice movimento: fin dall’alba dei tempi l’umanità è capace di fare del bene, e lo è sempre di più, ma è in grado anche di produrre altrettanto male. Dispone di una quantità di risorse per essere felice e libera in continua crescita, ma ha anche a disposizione mezzi sempre più potenti per autodistruggersi e per trascinare nel suo suicidio le altre forme di vita. (p.15)

 

Nel momento in cui scrivo, il mondo dispone di mezzi sufficienti ad apportare grande bene, e gli operatori di questo bene stanno diventando più numerosi, ma allo stesso tempo è dominato prevalentemente dalle forze del male. (p.16)

 

 

2.- SPIEGAZIONE

 

A mio parere, fin dai tempi più remoti l’ordine di ogni società si è costruito attorno al senso da dare alla morte. Fin dalle più antiche società si è sempre cercato di rendere la morte tollerabile, almeno per i potenti, organizzandola in rituali e sacrifici e creando le condizioni per finanziarli.

Ora, nell’Occidente trionfante, almeno dal XII secolo, per una parte crescente di popolazione il rapporto con la morte non è più stato gestito attraverso la ricerca di un senso della vita oltre la morte, ma attraverso la ricerca della maggiore libertà possibile nella gestione dei beni rari, e in particolare del più raro di tutti i beni, ossia il tempo che abbiamo a disposizione: le giornate, gli anni e l’intero arco della nostra vita sulla terra. Partendo dalla constatazione che a maggiore libertà corrisponde maggiore probabilità di aumentare la quantità di beni rari a propria disposizione. (p.79)

 

In questa società della libertà, quindi, la gestione dei beni rari viene affidata a due meccanismi: da un lato il mercato per la sfera dei beni privati e, dall’altro, la democrazia (o almeno norme giuridiche stabili) per la sfera dei beni pubblici. (p.79)

 

Entrambi alimentano l’illusione di essere liberi, quando di fatto la nostra libertà è costantemente limitata dalla scarsità e dalla morte. Entrambi, in teoria come in pratica, rappresentano le migliori procedure esistenti per creare le condizioni per una crescita della quantità di beni disponibili, ossia per ridurre tutte le forme di scarsità. (p.79-80)

 

In un territorio chiuso accade che il mercato rafforzi la democrazia, contribuendo allo sviluppo della classe media, e viceversa la democrazia rafforzi il mercato, garantendo lo stato di diritto; rafforzandosi l’uno con l’altra, mercato e democrazia favoriscono così la creazione di nuove ricchezze.

Tuttavia, oggi non viviamo più in un mondo chiuso, e la dinamica che si sta creando è diversa e in rottura rispetto all’ordine felice della società chiusa. Tanto in rottura da minacciare di far deragliare il mondo dai suoi binari. In questa nuova dinamica, la libertà è fonte di precarietà e di slealtà; e quando l’interesse generale scompare ecco che si apre la ricerca di altre modalità di rapporto con la scarsità e con la morte. (p.80)

 

Svilupperò la mia analisi in sei proposizioni. (p.80-85)

 

I – L’organizzazione sociale fondata sulla domanda di libertà politica ed economica si è rivelata, finora, il miglior sistema al mondo.

II – Nondimeno, questo sistema inizia a non funzionare più e sta spingendo il mondo verso il disastro.

III – Il mercato mondiale è quindi oggi il primo mercato della storia senza stato di diritto.

IV – Rinchiusa dentro frontiere nazionali la democrazia è sempre più priva di contenuto.

V – Di fronte all’impasse, la rabbia si trasforma in collera.

VI – Due soluzioni per sfuggire a questo destino

   senza rinunciare alla libertà.

  1. a) Continuare a sperare che il mercato troverà la soluzione. (omissis)
  2. b) Un’altra soluzione che mantiene la ragion d’essere dell’umanità sarebbe quella di non contare su un’immortalità tecnologica, ma invece di realizzare che in questo mondo sempre più interdipendente sotto ogni punto di vista (ecologico, economico, sanitario e politico) nessuno ha più interesse a che l‘altro fallisca. E anche di tenere conto che l’altruismo è la chiave della sopravvivenza dell’umanità e, quindi, che è necessario sviluppare il prima possibile uno stato di diritto democratico planetario in grado di garantire i diritti politici ed economici delle generazioni attuali e future. L’altruismo diventerebbe in questo modo l’unico vincolo possibile alla libertà, vincolo etico e non materiale. Perchè un mondo del genere possa realizzarsi è importante che ciascuno viva nel modo più nobile che conosce, ossia nel modo più altruista possibile, perchè è nel suo interesse inscrivere il suo divenire personale nel divenire generale del mondo. Questa soluzione è già in marcia, grazie al lavoro di innumerevoli attori della società positiva: scintille di speranza che stanno già lavorando per creare il mondo migliore possibile. Se gliene lasceremo il tempo. (p.85-86)

 

 

3.- LA COLLLERA

 

Al di là dell’economia della rabbia che caratterizza l’attualità, il mondo sta progressivamente evolvendo in direzione di un’economia della collera, cioè di una società in cui le azioni violente, che del resto hanno già ripreso a crescere negli ultimi anni, tenderanno a estendersi e a esplodere in mille focolai.

Questo passaggio è, come si è visto, conseguenza di due principali dimensioni del nostro tempo. Da un lato il predominio ideologico della domanda di libertà individuale, che spinge all’egoismo, alla slealtà e a privilegiare priorità a breve termine, che è fonte di desideri e frustrazioni e che riduce la democrazia a mero strumento per imporre agli altri i propri desideri immediati. Dall’altro lato, la globalizzazione dei mercati che, non essendo accompagnata da una parallela globalizzazione dei diritti, rafforza gli squilibri e crea le condizioni per lo scatenarsi della violenza privata e pubblica. (p.114)

 

 

4.- LA PARTE MIGLIORE DEL MONDO

 

La transizione dall’economia della rabbia all’economia della collera si può evitare?

Si può evitare che il mondo vada alla deriva? L’umanità ha ancora il controllo sul suo futuro? Possiamo ancora aspirare ad avere un altro ruolo che non sia quello di meri spettatori di una storia più grande di noi? (p.138)

 

Agire è alla nostra portata? Riusciamo a svegliare questi sonnambuli? E’ possibile spiegare ai rassegnati del nostro tempo che il peggio non è ineluttabile? (p.138)

 

In tutti questi casi, tuttavia, è vero che di fronte alle sfide odierne sperare in soluzioni individuali è inutile, e si deve invece trovare una soluzione buona per tutti. (omissis)

Dobbiamo prepararci a rivivere la barbarie attraversata dai nostri antenati? Possiamo davvero disinteressarci delle generazioni future?

Io non credo. (p.140)

 

Per raggiungere questo obiettivo è innanzitutto necessario comprendere che la felicità altrui è più utile per noi della disperazione, che per organizzare il mondo il mercato non basta, che la democrazia limitata al territorio nazionale non sarà presto nient’altro che un simulacro e che la dittatura del presente perverte entrambi, mercato e democrazia. Oltre a ciò dobbiamo anche imparare a canalizzare la rabbia verso l’altruismo e non verso la collera, realizzare che la cooperazione vale di più della competizione, che l’umanità è una sola e che da questo deriva la necessità di accedere a un livello superiore dell’etica e dell’organizzazione politica dell’umanità. (p.140)

 

Ma ci dobbiamo lavorare. Dominare la rabbia, non fermarci allo stadio della rivendicazione o della lamentela, non pensare che basti sopravvivere un minuto in più degli altri, ma invece tentare di riparare la nave durante la tempesta, di costruire in volo la cabina di pilotaggio di questo aereo. Dopo tutto, questo hanno fatto, e con successo, i promulgatori della Costituzione americana in piena guerra di’indipendenza contro le superpotenza inglese, i francesi che hanno scritto la Dichiarazione dei diritti dell’uomo in pieno ancien régime, o ancora coloro che hanno ideato la Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite in pieno stato d’assedio da parte di una barbara dittatura, e quando l’esito della guerra era ancora molto incerto. (p.141)

Come sempre, tutto comincia dal rapporto con la morte, dal suo rifiuto assoluto, vitale e ossessivo. Perché la vita è magnifica, o in ogni caso può esserlo. Rifiutare la morte dando pieno senso alla propria vita, salvo quando entrano in gioco valori supremi che riguardano le generazioni future: qualcuno l’ha fatto, per esempio di fronte alla barbarie nazista, quando era necessario difendere i valori primari come la libertà e la democrazia, assumendosi il rischio del sacrificio supremo. (p.142-143)

 

E per questo non bisogna essere né pessimisti né ottimisti, né rassegnati nè ingenui. Bisogna essere soltanto arrabbiati, molto arrabbiati. Non nel senso di prendere armi e distruggere tutti, ma nel senso di rifiutare il mondo per com’è e per come diventerà se lo lasciamo evolvere secondo le previsioni. E poi dovremo identificare con calma le leve che possono cambiare il corso della Storia e offrire a ognuno di noi una vita libera e appassionante. (p.141)

 

Allo stesso modo, oggi, è impensabile sperare di risolvere i problemi che ci troviamo ad affrontare e che minacciano l’esistenza stessa dell’umanità se non si è pronti a combattere fino alla morte per assicurare la sopravvivenza di un’etica dell’altruismo, dell’empatia e dell’eleganza, nell’interesse delle generazioni future; un’etica che sostituisca l’individualismo, l’avidità, a bramosia e la barbarie che ne deriva.

Coincidenza meravigliosa, che si può riassumere in questa frase strana, autenticamente rivoluzionaria e valida in ogni epoca e per ogni pericolo: è conducendo la migliore vita possibile per noi stessi che salveremo il mondo. (p.143)

 

Il presupposto di tutto ciò è la consapevolezza di quanto sia urgente agire e del poco tempo di cui disponiamo ancora su questo pianeta; la comprensione di quanto sia importante un cambiamento rapido di paradigma per sé e per gli altri. E si presuppone innanzitutto quel grado di rabbia sufficiente a non abbandonarsi alla collera, e volere veramente e razionalmente, lucidamente, che l’altruismo trionfi; insomma una collera trasformata in volontà di costruire, amare, trovare il coraggio di rimettersi in causa. (143-144)

 

Per riuscire a sviluppare questa consapevolezza suggerisco di avviare un percorso mentale specifico e logico seguendo, nell’ordine, le dieci tappe seguenti. (p.144)

1 – Acquisire consapevolezza dell’inevitabilità della propria morte. (omissis)

2 – Rispettarsi, prendere sul serio se stessi. (omissis)

3 – Trovare i propri invarianti. (omissis)

4 – Farsi un’opinione, da rivedere incessantemente su quello che gli altri faranno e su come diventerà il mondo. (omissis)

5 – Essere consapevoli che la nostra felicità dipende da quella degli altri. (omissis)

6 – Prepararsi a vivere molteplici vite, simultaneamente e successivamente. (omissis)

7 – Prepararsi a resistere alle crisi, alle minacce, allo scoramento, alle critiche e ai fallimenti. (omissis)

8 – Non considerare niente come impossibile. (omissis)

9 – Una volta compiute queste otto tappe preliminari, mettere in opera con umiltà, razionalità e capacità di ascolto uno o più progetti che hanno senso per noi, in e per se stessi. (omissis)

10 – Infine prepararsi ad agire per il mondo. (omissis) (p.145-151)

 

Per realizzare un programma simile ci vorranno probabilmente cinquant’anni, e forse (o forse no) un nuovo conflitto mondiale, ma se ne possono riassumere i tratti essenziali in dieci proposizioni, indicate qui di seguito senza gerarchia. Queste proposizioni faranno tutte parte, naturalmente, del divenire-sè altruista di ognuno di noi. Esse otterranno una traduzione politica da parte dei rappresentanti politici, e diplomatica da parte dei mediatori internazionali. Potranno apparire inizialmente lontane dalle considerazioni tipiche di un divenire personale, ma quanto detto finora dimostra che in realtà sono proprio proposizioni di questo tipo a costruire le condizioni per la realizzazione del divenire-sé. (p.154)

 

1Dai testi scolastici a quelli giuridici, introdurre ovunque l’insegnamento dell’altruismo, della tolleranza e della lealtà.

2Fondare, presso l’assemblea generale dell’ONU, le seguenti tre istituzioni.

. Un consiglio di sicurezza rinnovato …

. Una camera delle future generazioni, che riunisca giovani under 30 provenienti da tutto il mondo …

. Un tribunale mondiale dell’ambiente per applicare i vari articoli di un trattato internazionale

3 – Lottare contro tutte le possibili cause di un nuovo conflitto mondiale.

. ridurre la corsa agli armamenti …

. spegnere i focolai di guerra …

. la NATO non ha più ragione di esistere …

4 – Rinforzare lo stato di diritto e i mezzi legittimi della repressione della violenza, in particolare contro la violenza sulle donne e i minori.

. far rispettare il diritto internazionale esistente …

. concedere mezzi più ingenti agli enti proposti al rispetto dei trattati …

. perseguire e far giudicare dal Tribunale penale internazionale tutti i dirigenti che commettono o lasciano che vengano commessi crimini di qualunque natura contro i popoli che governano.

5 – Organizzare un coordinamento economico mondiale

6 – Creare una moneta mondiale sulla base di un blockchain, sul modello del bitcoin …

7 – Far rispettare un diritto mondiale di proprietà del suolo perché i piccoli contadini possano essere ancora in grado di produrre efficacemente nel rispetto dei suoli.

8 – Creare un fondo mondiale di economia positiva

9 – Incoraggiare la rapida generalizzazione del progresso tecnico nel mondo …

10 – Infine misurare con indici oggettivi i progressi delle imprese, delle città, delle regioni e delle nazioni del mondo in questa direzione … (p.154-157)

 

Realizzare questo programma non è illusorio. Anzi, abbiamo già cominciato, sopratutto con quell’economia positiva che riunisce tutti coloro che lavorano nell’interesse delle future generazioni, che trovano la felicità nel bene fatto agli altri, che non danno senso né all’accumulazione infinita della ricchezza, né alla distruzione, ma credono piuttosto nel sorriso e nella condivisione. Tutto questo si esprime in innumerevoli “divenire-sé”, necessariamente altruisti, che fioriscono ovunque. La prova migliore è il fatto che non c’è uno solo dei dieci argomenti elencati finora per cui non esista una ONG potente ed efficace su scala internazionale. Non è del tutto irragionevole, perciò, pensare di riuscire. (157-158)

 

Per quel che riguarda la Francia …

1 – Rafforzare i mezzi con cui ognuno può divenire se stesso …

2 – Trasformare il sistema di insegnamento in un processo continuo che duri tutta la vita …

3 – Equiparare le condizioni di fine carriera di tutti, per far sì che la pensione rappresenti l’inizio di una seconda vita attiva al servizio degli altri e venga indirizzata soprattutto all’insegnamento.

4 – Incrementare con decisione i mezzi per agire in modo altruistico

5 – Fare del programma per il pianeta una colonna portante della diplomazia francese.

6 – Soprattutto, trasformare l’Unione Europea in un modello di altruismo razionale …

7 – Ridare senso al lungo termine …

8 – Fare della prevenzione una priorità assoluta della salute …

9 – Assegnare all’esercito, alla giustizia e alla polizia i mezzi sufficienti a garantire la sicurezza di tutti, e far sì che ognuno possa partecipare a questi corpi attraverso l’introduzione di un servizio di leva esteso sull’intero arco della vita, e attivo in determinati periodi.

10 – Ridurre massicciamente il debito pubblico perché non costituisca un peso per le future generazioni. (158-159)

 

Si dirà che tutto ciò è fuori portata. Quel che è senz’altro certo è che è fuori delle preoccupazioni dei rappresentati politici, attori di commedie irrisorie in una democrazia moribonda.

Sta a noi, tutti insieme, il compito di garantire la sopravvivenza di queste democrazie. Ed è possibile: molte persone già oggi lo stanno gridando. Nessuno potrà far finta di non essere stato avvisato. Altre parole non servono e, in ogni caso, non le conosco. (p.160)

 

Mario Cucchi

Varese 30.09.2017

 

nonno.nuvola@tin.it

nonno.nuvola@gmail.com

www.pace3016.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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