Tutti noi adulti siamo anche genitori.
Due cose lasceremo ai nostri figli: questa terra e questa società.
Come gliele vogliamo lasciare?
Care Amiche e Cari Amici,
ricevete questa lettera perché la mia vita, o molto o poco, o per le esperienze vissute o per i valori condivisi, si è incontrata con la vostra. Ed è mia convinzione che un incontro non termina mai perché lascia un seme; un seme che chiamerei “insieme”. Ogni incontro, anche se apparentemente istantaneo e concluso, non costruisce solo un ricordo! Si trasforma in una permanenza, ovvero in un effetto permanente che accompagnerà per sempre i protagonisti. Mi auguro che voi accettiate e gradiate questi miei contatti, anche se sporadici, come mio contributo per ravvivare e arricchire il nostro “insieme”.
Mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione un libretto molto piccolo che ci parla di un problema grandissimo e importantissimo. Invece di presentarvelo tramite recensioni e citazioni (mi sono limitato a due citazioni), come ho fatto in altre “Letture civili”, in questo caso preferisco comunicarvi le mie riflessioni sollecitate dalla sua lettura; le riflessioni, si sa, sono come i dettagli di un oggetto rinchiuso in una stanza semibuia e illuminato da un piccolo raggio di luce. Vediamo quell’oggetto sotto una luce particolare. Certo, per vederlo nella sua complessità occorrerà che la stanza sia piena di luce, ma spesso gli aspetti particolari di un oggetto sono molto stimolanti e utili per meglio comprenderne la visione complessiva. E l’oggetto complessivo che questo libretto, paragonabile a un raggio di luce, illumina provocatoriamente tramite il dettaglio delle armi nucleari, è la pace. A partire da questa provocazione io ho svolto le mie riflessioni e le condivido con voi. Gradirei molto se qualcuno di voi volesse condividere le sue con me. Grazie!
STEPHANE HESSEL e ALBERT JACQUARD: ESIGETE! un disarmo nucleare totale. Ediesse 2014 (Editions Stock 2012)
E’ un dato di fatto che l’Umanità potrebbe prendere l’iniziativa di far sparire se stessa a più o meno breve scadenza e forse anche nei prossimi giorni. Questa prospettiva è talmente mostruosa che coloro ai quali i popoli danno il potere sembrano non pensarci mai. Attualmente stiamo vivendo una fase di sproporzione straordinaria tra i problemi che suscitano l’interesse appassionato delle società umane e la posta in gioco che è la fine deliberata della nostra specie. Tutto è pronto per concludere una storia che ha avuto inizio diversi milioni di anni fa facendola finire nell’indifferenza, per delle dispute marginali.
Durante le campagne elettorali, la domanda più frequente ai candidati è: “Quale sarà il provvedimento che adotterete per primo quando avrete l’incarico della gestione del paese?”. La risposta dovrebbe essere sistematicamente questa: “Bisogna cominciare con il sopprimere l’arsenale nucleare”. Perché, se è certo importante instaurare un buon sistema educativo, o un buon sistema sanitario, ci si deve chiedere: a che cosa questi serviranno se prima di tutto la minaccia di un conflitto nucleare non sarà stata eliminata? (p.21-22)
Avete forse dei figli, dei nipotini, o altri giovani che vi sono cari? Il nostro affetto per loro ci porta necessariamente a porci la domanda: “Che mondo lasceremo loro e, più generalmente, alle generazioni future?”.
Questa domanda, inevitabile, ha chiaramente una portata molto vasta. Essa comprende, tra le altre, le nozioni di giustizia, di solidarietà, di qualità della vita, ecc., ma ve ne è una senza la quale tutte le altre sparirebbero per sempre, poiché essa condiziona la possibilità stessa di sopravvivenza della nostra specie: si tratta, l’avrete, già capito, dell’abolizione totale di tutte le armi di distruzione di massa e soprattutto della più terrificante tra di esse, l’arma nucleare.
Il vero problema da risolvere per la comunità internazionale è quello della “sicurezza” senza le armi nucleari. Come dice Gorbaciov:”ciascuno deve provvedere alla sicurezza dell’altro”. Noi invece stiamo prendendo il problema alla rovescia…
Allora la conclusione di questo opuscolo s’impone da sola: esigete dai vostri governi un disarmo nucleare totale! (p.67-68)
I brani trascritti sopra sono l’apertura e la chiusura di questo breve libretto, di questo manifesto. Cosa c’è in mezzo, o dentro? Ci sono tante notizie sulle armi nucleari. Sulla loro origine e tipologia; sulle argomentazioni a favore della loro produzione e del loro possesso; sulla opportunità della loro esistenza anche se non utilizzate); sulla inutilità di averle utilizzate in Giappone; sui trattati internazionali che ne regolano la produzione e il possesso; sui programmi per una graduale diminuzione degli arsenali atomici; sull’ammodernamento degli ordigni nucleari per adeguarli ai nuovi mezzi di trasporto (F35!); sulla necessità della loro abolizione totale, ecc.
Notizie sintetiche, esposte con chiarezza, utilissime; fornite sia dagli autori che dai curatori, sia nel testo che nelle appendici. Tuttavia non mi soffermo su di esse perché è evidente che il libretto non è stato scritto per fornire solamente informazioni; né per gridare semplicemente di eliminare le armi nucleari. Lo scopo degli Autori è suscitare consapevolezza sui problemi dell’arma nucleare. Non solo una consapevolezza personale, ma una consapevolezza politica e democratica! Per richiamarci alla responsabilità verso queste armi.
Quindi io, cercando di rispondere all’invito degli Autori, esporrò alcune mie riflessioni sulle armi nucleari, sulle guerre e sulla pace.
1.- giù le maschere, noi siamo i ricchi della terra. Noi siamo i più ricchi della terra, ma non lo diciamo apertamente! Ci sentiamo forse imbarazzati? Sentiamo vergogna o senso di colpa? Noi ci chiamiamo l’Occidente, noi siamo il primo mondo, noi non siamo il terzo mondo! Noi riteniamo di avere sviluppato La Civiltà, Il Diritto, La Scienza, L’Arte, La Democrazia, ecc. Noi, qualunque aspetto dell’esistenza vogliamo considerare, abbiamo più di tutti gli altri: più cibo, più abiti, più salute, più istruzione, più confort in casa e nei viaggi, più tecnologie, e soprattutto più vita!
Descriviamo noi stessi attraverso tutti questi dettagli, che in realtà usiamo come maschere, per nascondere una realtà semplice: noi siamo i più ricchi! Avete sentito qualcuno dire che noi siamo i più ricchi? E avete sentito qualcuno ammettere che per divenire tanto ricchi abbiamo rubato tanto? Avete sentito qualcuno riconoscere che è giunto il tempo di restituire, o almeno condividere, la nostra ricchezza?
2.- le guerre fanno le civiltà. Ricordo che da ragazzino studiavo a scuola una materia che mi presentava una narrazione fondamentale sui popoli della terra, sulla storia dell’uomo, e formava dentro di me una visione complessiva sull’umanità. E la visione che mi ero fatto era che “la storia” dei popoli era una storia di guerre! E accanto a queste guerre o come derivazione di esse si svolgeva un succedersi di civiltà. E come si passava da una civiltà all’altra? Sempre attraverso la Guerra! Un popolo aggrediva, vinceva e sottometteva l’altro! Ne rapinava le risorse umane e quelle materiali! E la civiltà progrediva!
3.- la mia bolla. Sono nato nel gennaio 1946. Sono figlio della pace? Sono figlio della guerra? Per quale futuro sono nato? Per un futuro di pace o di guerra?
Per alcuni anni ho sentito la felicità di essere nato per la pace; non avrei incontrato la guerra, come mio padre e come mio nonno! Poi mi sono sentito fortunato perché la guerra fredda evitava la guerra calda. Poi ho cominciato a sentire scintille di guerre nel mondo lontano, non nel mio primo mondo! Quanto ero fortunato! E poi mi sono reso conto che la mia fortuna consisteva nell’appartenenza all’esercito più potente che mai sia esistito su questa terra, l’esercito delle nazioni USA+NATO+ALLEATI! Sì per tutta la mia vita io sono appartenuto a questo esercito, sono stato protetto da esso; io stesso l’ho finanziato con il contributo fiscale della mia attività professionale.
E mi chiedo ora: come ho potuto, da insegnante/educatore, finanziare un esercito, contribuire a produrre e commerciare armi, destinare uomini alla morte, a uccidere e a essere uccisi? Come possono fare questo i genitori che danno alla vita? Come possono fare questo uomini e donne adulti responsabili, per la funzione che svolgono nella società, della vita di altri? Come possono, in particolare, quelli che sperimentano la divinità della paternità e della maternità? La divinità della gioia?
4.- chi è innocente? In eventi di guerra e di terrorismo siamo abituati a distinguere i civili dai soldati. Accettiamo che i soldati possano morire uccisi, ma i civili, i nostri civili, no! Riteniamo che i civili non siano in guerra. Eppure anche i civili sono in guerra; non usano armi ma pagano le armi dei loro soldati! Ogni cittadino infatti sa che quando paga le tasse ne destina una parte per sostenere le spese per l’esercito e per le sue armi. Nessun cittadino è innocente, ciascuno è responsabile della guerra!
5.- sensibilità selettiva. Siamo sensibili ai danni dell’inquinamento. E’giusto!
Siamo sensibili alle sofferenze degli animali. E’ giusto!
Siamo sensibili ai costi della politica. E’ giusto!
Siamo sensibili verso i morti per incidenti sul lavoro. E’ giusto!
Siamo sensibili ai morti per le guerre?
Finchè siamo sensibili solamente verso i nostri morti e non anche verso i morti degli altri significa che non siamo sensibili verso i morti per le guerre! Verso tutti i morti per le guerre! Noi onoriamo con pubblico compianto i nostri morti in guerra; quando piangeremo anche i morti uccisi dalle nostre armi?
6.- la nostra coscienza è schizofrenica. Percepiamo la violenza in misure e modi contrapposti. Alcune violenze le enfatizziamo, altre le neghiamo. Ci fa orrore un uomo che uccide un altro uomo con le sue mani, ma non ci fa orrore un uomo che uccide molti altri uomini con un caccia bombardiere! Il nostro archetipo della violenza è rimasto fisso alle immagini arcaiche: la violenza fatta con il bastone, con il coltello, e simili.
Ma esistono molte altre violenze mortali: violenze che uccidono senza sporcare le mani, senza contatto con le vittime e senza interessarsi a quante sono; la violenza di decisioni su risorse economiche che uccidono alcuni e arricchiscono altri; la violenza della insensibilità verso il bisogno degli altri; e tante altre.
“Ci sono molti modi di uccidere una persona: si può infilare a qualcuno un coltello nel ventre, togliergli il pane, non guarirlo da una malattia, ficcarlo in una casa inabitabile, massacrarlo di lavoro, spingerlo al suicidio, farlo andare in guerra. Solo pochi di questi modi sono proibiti nel nostro Stato”. (Bertold Brecht)
7.- partiti politici tetraplegici: non vedo, non sento, non parlo, non faccio. I leader politici promettono sempre la crescita economica e un maggior benessere. Ma mai parlano di pace, o di spese per la difesa e per le guerre. In pratica, qualunque partito votiamo, qualunque leader eleggiamo, che sia un sindaco o un capo di Stato, non possiamo aspettarci nulla su questo problema; esso è escluso da ogni promessa, da ogni impegno.
Il problema sommo di una comunità e di tutte le comunità, quello della guerra e della pace, è considerato un problema che sta al di sopra dei cittadini, che non è di loro competenza; sull’esercito e le sulle alleanze militari non si discute; i cittadini non se ne devono interessare! E’ sottinteso che la nostra vita si fonda sulla forza delle nostre armi!
Viviamo in nazioni democratiche e le decisioni sulle guerre, che sono le decisioni più importanti, sono prese dai governanti senza che i cittadini possano partecipare ad esse. E senza che le giustificazioni che vengono enunciate loro siano convincenti. Di chiaro c’è solamente che le guerre vengono sempre dichiarate, secondo i governanti, “in difesa dei nostri interessi”! L’interesse a causare migliaia di morti? “Ma queste sono decisioni, in verità, che non si possono prendere con criteri di politica elettorale e di cui si debba render conto alle direzioni dei partiti e dei gruppi” (P.Calamandrei).
8.- la realtà indiscutibile. Datemi un punto di appoggio e vi solleverò il mondo. Qual è il punto di appoggio del nostro mondo, del nostro primo mondo? Rispondo accennando in breve due risposte:
– gli autori di un libro che vi ho segnalato nella Lettura civile 4 (Massimo Amato e Luca Fantacci: Fine della finanza. Da dove viene la crisi e come si può pensare di uscirne. Donzelli 2009 e 2012), suggeriscono una risposta così riassumibile: le regole della finanza che ancora oggi ci sovrastano sono state create dai re di Spagna, di Francia e di Inghilterra secoli fa per creare i loro imperi, e tuttora queste regole sono funzionali agli imperi di oggi… Abbiamo ereditato e abbiamo noi stessi una “moneta di guerra”; “guerra” non in senso metaforico!
– per molto tempo la moneta più forte del mondo corrispondeva alla economia più forte; erano l’economia USA e il dollaro. Da alcuni decenni l’economia USA non è la più forte del mondo, ma il dollaro è rimasto la moneta più forte; perché? Perché gli USA, o precisamente USA+NATO+ALLEATI, hanno l’esercito più forte del mondo: una moneta internazionale ha bisogno di stabilità, e l’esercito è il miglior fondamento per la stabilità. Qui si fonda la stabilità del mondo, cioè delle nazioni. Le nazioni vengono collocate in aree di dominio e da esso dipende il loro destino, il loro progresso e le condizioni per la loro sopravvivenza.
Purtroppo non esistono nazioni “liberate” dai vincitori: dopo ogni guerra i vincitori si spartiscono il dominio sulle nazioni; ricordiamo Yalta? Era la fine della guerra? Era l’inizio della pace? La fine, o meglio sarebbe dire la sospensione, della guerra è il dominio di qualcuno su altri; non è la pace!
9.- armi o moneta? Perché nella attuale crisi economica molti in Europa hanno discusso se convenga mantenere o abolire l’euro, ma nessuno ha discusso sull’opportunità di conservare o abolire la NATO? E perché non si è discusso, neppure per le nazioni in maggiori difficoltà economica, di una moratoria per le spese militari? Eppure non sarebbe di poca importanza destinare il 2% del proprio PIL al benessere sociale anziché alle armi!
10.- democrazia sovrana. Dopo anni di guerre civili la Costa Rica nel 1949 ha deciso di abolire l’esercito e di festeggiare la festa nazionale nelle scuole. Non si celebra la festa delle forze armate ma la festa della scuola!
Altri Stati hanno abolito l’esercito.
11.- democrazia limitata. Il Parlamento italiano nel 1949, in un momento storico specifico e con uno scopo specifico, ha aderito alla NATO. Purtroppo secondo la Costituzione italiana non è possibile svolgere un referendum per abolire i trattati internazionali, e la NATO è un trattato internazionale. In pratica il nostro esercito è stato abolito, è diventato una parte dell’esercito della NATO, non è più l’Esercito Italiano. Le sue armi sono quelle che richiede la NATO, ed essa ne dispone l’impiego. Si discute sulla sovranità limitata che deriva dall’appartenenza alla UE, ma non si discute sulla sovranità perduta che deriva dall’appartenenza alla NATO. Come conciliare l’affermazione che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” con l’impossibilità di esprimersi a proposito delle guerre e della pace? Non sarebbe il caso di riconsiderare le forme e i limiti secondo cui il popolo sovrano possa intervenire?
12.- il fine e i mezzi. Si afferma che il fine è prioritario sui mezzi: il fine giustifica i mezzi. Ma quando si tratta di armi, di guerra e di pace il mezzo è prioritario sul fine: se vuoi la guerra ma non hai le armi, non farai la guerra. Se vuoi la pace ma hai le armi, prima o poi le userai e farai la guerra! E se anche non scatenassi una guerra armata saresti comunque percepito come una minaccia, e un rapporto fondato sulla minaccia non è la pace! Può una alleanza militare essere il mezzo adeguato per conseguire il ripudio della guerra? L’adesione alla NATO è un patto in contraddizione con l’articolo 11 della Costituzione.
13.- sette volte tanto. Il Signore domandò a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?” Egli rispose: “Non lo so: sono forse io il custode di mio fratello?” Il Signore riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida dalla terra fino a me! Sii tu dunque maledetto e scacciato dalla terra, che ha aperto la bocca per ricevere dalla tua mano il sangue di tuo fratello…”. E a conclusione di quel drammatico dialogo il signore ammonisce: “Orbene, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto”.
La lettura superficiale, insegnataci fin dall’infanzia, ci spinge a inorridire per quello che ha fatto Caino e di conseguenza non prestiamo attenzione al monito finale “chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto”. E non prendiamo coscienza che noi siamo il “chiunque”!
14.- comune denuclearizzato. Viaggiando ho visto, sia pur raramente, questa dichiarazione accanto al nome della cittadina cui accedevo. Bene! Credo cheesselH gli Autori sarebbero contenti. Ma non del tutto: essi infatti sostengono che bisogna sopprimere del tutto non solo il nucleare militare ma anche il nucleare civile. E gli italiani lo hanno soppresso per due volte! Eppure hanno ancora sul loro suolo il nucleare militare, cioè le bombe atomiche (almeno novanta)! E’ imposto loro dall’appartenenza al grande esercito mondiale USA+NATO+ALLLEATI! Solo una ferma consapevolezza politica e democratica, non solo in Italia, potrà denuclearizzare l’Italia, e il mondo! E’ per questo che gli Autori ci ricordano che la domanda più importante da fare ai politici è: “Vi impegnate per la soppressione di tutte le armi nucleari?”
15.- ogni spada sia convertita in aratro. Dal Military Balance 2015 dell’Iiss (Internationaal Iinstitute for Strtategic Studies) risulta che la corsa agli armamenti è fortemente accelerata in varie zone del globo, comprese le più povere, e che si spendono circa 1.550 Mld di dollari! La NATO ci obbliga a investire il 2% del nostro PIL in armi!
Riferisce il giornalista Manlio Dinucci: “Secondo dati ufficiali relativi al 2013, pubblicati dalla Nato nel febbraio 2014, l’Italia spende per la «difesa» in media 52 milioni di euro al giorno (avete letto bene!). Tale cifra però, precisa la Nato, non comprende diverse altre voci. In realtà, calcola il Sipri, la spesa militare italiana (all’undicesimo posto su scala mondiale) ammonta a circa 70 milioni di euro al giorno. Impegnandosi a portare la spesa militare italiana al 2% del PIL, il governo Renzi si è impegnato a farla salire a oltre 100 milioni al giorno. (Summit Nato nel Galles, settembre 2014).
Eppure l’umanità ha un grande sogno! “Spezzeranno le loro spade per farne aratri, trasformeranno le loro lance in falci. Una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra”. (Isaia 2,4). “Sarà un grande giorno quello in cui la scuola prende dallo Stato tutti i soldi che vuole e l’esercito e l’aviazione devono organizzare una vendita di torte per comprare bombardieri”. (Anonimo). Raoul Follereau chiedeva agli USA e all’URSS di destinare ai lebbrosi di cui si curava il costo di un solo bombardiere!
16.- cosa è la pace? La pace è certamente l’aspirazione somma degli uomini, ed è il compito ultimo e primo della politica, cioè del vivere insieme. Dobbiamo rassegnarci a non ritenerla possibile? Dobbiamo interpretare con pessimismo l’annuncio degli angeli a Betlemme: “Pace in terra agli uomini di buona volontà!” e dedurne che essa non è per tutti? La pace non è un dono del cielo né una evoluzione naturale della umanità. La pace è una possibilità. E’ un percorso di coscienza e di responsabilità. La pace ci sarà quando alla domanda: “Dov’è Abele, tuo fratello?”, saremo in grado di dare una risposta che non sia una fuga o una negazione della nostra responsabilità! Gli Autori citano Gorbaciov: ”Ciascuno deve provvedere alla sicurezza dell’altro”. Paradossale? No. La pace è provvedere non alla sicurezza propria, ma a quella dell’altro! E, non ultimo, ricordiamo anche un pensiero buddista: non potrò essere felice finchè esisterà un altro essere non felice.
17.- cittadini tetraplegici? No, grazie!
I cittadini della Repubblica italiana ripudiano la guerra.
Con due referendum hanno rinunciato al nucleare civile e, a maggior ragione, al nucleare militare. Eppure sono obbligati a spendere il 2% del loro PIL per le armi e sono stati e sono coinvolti in diverse guerre. Perchè? Perché aderiscono alla NATO.
A.- Il problema NATO.
– Pietro Calamandrei nel 1949 era contrario alla adesione dell’Italia alla NATO per molti motivi, fra cui il seguente: “Auguriamoci che, mentre la costituzione repubblicana attende ancora il suo compimento, la firma di questo Patto Atlantico non sia il primo colpo di piccone dato per smantellarla”. Augurio o profezia? Vi chiedo di leggere personalmente il suo intervento in parlamento qui allegato.
– Il giurista internazionale Fabio Marcelli (2 luglio 2013), suggerisce alcune buone ragioni nella situazione attuale per rinunciare a uno strumento costoso, obsoleto e dannoso, per i seguenti motivi:
1) Se, ai tempi dei blocchi militari contrapposti, poteva avere un senso mantenere un’alleanza militare contro un supposto nemico comune (l’URSS e i suoi satelliti), oggi questo nemico comune non esiste più.
2) Le sfide attuali alla sicurezza, ivi compreso il terrorismo, vanno affrontare con un’ottica multipolare e sulla base di una collaborazione effettiva e in buona fede degli organi militari e di intelligence dei vari Paesi valorizzando adeguatamente sedi come le Nazioni Unite.
3) Non può esistere un’alleanza efficace fra soggetti posti su livelli differenti. Quella fra padrone e servo non si chiama alleanza ma semmai servitù. Eppure è evidente anche ai ciechi che nell’ambito della Nato sono gli Stati Uniti e nessun altro a detenere il potere decisionale. Si guardi alla sostanza delle scelte effettuate, tanto per fare un esempio, in Afghanistan: oggi, dopo migliaia di vittime, anche italiane, l’amministrazione Obama finalmente decide (e meno male) di negoziare con i talebani. Gli italiani, dopo oltre cinquanta vittime, restano usi ad obbedir tacendo. Se gli Stati Uniti decideranno di fare pace con i talebani, bene, altrimenti si continuerà a morire senza alcun motivo valido. Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare…
4) Va semmai verificata la possibilità, oggi estremamente difficile data l’eterogeneità delle posizioni in campo, basta vedere le reazioni allo spionaggio statunitense, di dare vita a una politica di sicurezza e difesa comune europea che tuttora, anche a causa della Nato, resta una chimera irrealizzata.
– Dichiarazione di Costas Christodoulides, Responsabile delle Relazioni Internazionali e del Dipartimento di Affari Europei del CC di AKEL (da www.akel.org.cy) qui allegata.
– Tante altre informazioni da giornalisti (M.Dinucci, G.Chiesa, N.Chomsky) e da associazioni (/www.facebook.com/groups/comitatononato/).
B.- Obiezione Fiscale alle Spese Militari.
Sull’esempio della Obiezione di coscienza al servizio militare tutti i cittadini possono praticare una forma di Obiezione Fiscale alle Spese Militari. Anche il vescovo Don Tonino Bello era sostenitore di questa pratica.
Potete cominciare dal seguente link per leggere ogni informazione al riguardo: http://www.inventati.org/amorepsiche/O.F.S.M.html
Qui, tanto per stimolare la vostra curiosità, riporto solamente un breve accenno sulle varie possibilità di praticare tale Obiezione.
- L’otto per mille No allo Stato.
- Opzione fiscale in favore di Organizzazioni non governative impegnate in progetti di pace e di cooperazione.
- Obiezione fiscale in favore del fondo per la pace.
- Obiezione fiscale con “piccola somma”, ovvero senza rischi. Consiste nella pratica dell’obiezione (prevista al punto precedente, ma) limitando la somma a 15 euro circa. In questo modo non si rischia nulla perché è praticamente impossibile che venga avviata la procedura di recupero delle somme. Il contributo potrà essere dato al Fondo per la pace o alle Ong indicate precedentemente. Le modalità per l’obiezione sono identiche a quelle indicate nell’ultimo punto.
C.- Legge di Iniziativa Popolare per la formazione di un “Distretto di Difesa non violenta e non armata”.
E’ in corso la raccolta delle firme fino ai primi di maggio 2015. Firmiamo! Per informarvi potete cominciare consultano il testo originale della proposta al seguente link http://www.difesacivilenonviolenta.org/ e http://www.difesacivilenonviolenta.org/la-proposta-di-legge/
Cosa cambierà se il percorso di questa Legge, come siamo in molti a sperare, arriverà a conclusione?
1) I corpi civili di Pace e un Istituto di ricerca sulla pace e il Disarmo troveranno casa presso il Dipartimento per la Pace;
2) Gli articoli 11 e 52 della Costituzione potranno finalmente trovare compimento e fornire al Paese strumenti più efficaci di intervento nei conflitti, con nuove prospettive di pace e collaborazione tra i popoli;
3) Tutti i cittadini, tramite una semplice scelta in sede di dichiarazione dei redditi, avranno l’opportunità di sostenere anche finanziariamente, una forma di difesa non armata e non violenta.
D.- e anche…!
Nella bibliografia del libro sono segnalate molte altre pubblicazioni per approfondire le nostre conoscenze sul problema delle armi nucleari. Inoltre mi permetto di segnalarvi www.ildialogo.org e www.unimondo.org.
Ricordiamoci infine di tante altre associazioni, alcune delle quali hanno come specifico tema la pace e altre il ripudio della guerra, in vario modo ispirate a principi umanitari, religiosi, politici, educativi. Vi chiedo di leggere la Dichiarazione di Nuova Delhi (27.11.1986) firmata da M.Gorbaciov e R.Gandhi, (http://www.ildialogo.org) qui allegata.
Sosteniamo queste associazioni. Partecipiamo a qualcuna di esse secondo le nostre possibilità e preferenze. Esercitiamo la democrazia verso i nostri politici. Esigiamo la pace! Anche se ci rendiamo conto che l’obiettivo finale non è alla nostra portata, dobbiamo impegnarci per le generazioni future. E’ urgente!
Varese 09.04.2015 Mario Cucchi nonno.nuvola@tin.it
P.S.: Marco Cinque, Phil Rushton: SignorNò. Ed. Seam 2012. Poesie e testimonianze di veterani statunitensi di Iraq e Vietnam e di refusnik israeliani contro la guerra.
Recensioni:
– Consiglio a tutti questa lettura, anzi questa denuncia, questo grido disperato e furente contro la guerra, contro ogni guerra, da parte di chi l’ha vissuta ed è capace di discernere verità e retorica, menzogna e cruda realtà. Non si tratta di una serie di abusati luoghi comuni o di trite affermazioni di principio, ma della rabbia e sgomento di chi ha assistito direttamente alle crudeltà inutili, all’efferatezza gratuita, in altre parole di chi sa ed ha ben compreso la natura stupida e brutale di un istinto primordiale, coniugato modernamente ad interessi inconfessabili.
– … poesia del perdono, dell’amore, poesia contro il razzismo, gli emarginati, poesia della vita per tutti. Di fronte a tanta potenza esplosiva di queste poesie non posso dire altro. Dico solo libro da leggere per svegliare la nostra anima, forse troppo assopita.